Beni degli abitanti di Bressa
“UN LEGAME CON IL PASSATO, CHE SI SVILUPPA NEL PRESENTE, PER IL FUTURO”
Beni degli abitanti di Bressa
“UN LEGAME CON IL PASSATO, CHE SI SVILUPPA NEL PRESENTE, PER IL FUTURO”
Gli eventi storici dei “Beni degli Abitanti di Bressa” si susseguono attraverso i secoli, quando le Comunità rustiche della Patria del Friuli possedevano “ab immemorabili”, certi terreni indivisi ed incolti, generalmente adibiti ad uso di pascolo comune. Questi beni venivano chiamati “Comunali” ed oggi, con fierezza, si ricorda che questi beni sono l’eredità di tutte le generazioni che, dal 1648, si sono prodigate per una economia sociale in grado di sostenere e includere tutta la Comunità.
Il primo nucleo di beni immobili di proprietà dei Beni degli Abitanti di Bressa, risulta da un atto del 1648 del Notaio Fabrizi di Udine, in cui un certo Marco Antonio Pisenti, possidente di Savorgnano di San Vito al Tagliamento, vendeva “Homines communitatis” , alla Comunità ed agli abitanti di Bressa, 22 campi da lui acquistati dalla Repubblica Veneta, che divennero di piena proprietà della Comunità e come tali non gravati da alcun censo o canone.
L’11 maggio 1729, con contratto del Notaio Martinetti, il conte Carlo Antonio Tacelli cedeva in enfiteusi perpetua alla “Comune di Bressa”, ovvero al paese ed ai suoi abitanti, i beni nello stesso atto descritti e tali beni così goduti erano amministrati da tre “Decani”, la cui carica durava un anno, alla fine del quale davano in pubblica vicinia la resa di conto dell’ amministrazione.
Inevitabilmente negli anni successivi avvennero anche diverse controversie, transazioni di liti e passaggi di proprietà dei beni, a difesa dell’autonomia amministrativa; nonostante ciò, tra la fine dell’ottocento e l’inizio del secolo scorso, a Bressa ci fu una svolta significativa: gli abitanti, anche sotto la guida di lungimiranti sacerdoti, iniziarono a prendere coscienza delle nuove forme di cooperativismo e di associazionismo che andavano estendendosi in Friuli ed in questo senso si era evoluta la sua vita sociale.
Ricordiamo un’altra data importante per i Beni degli Abitanti di Bressa, il 3 luglio 1920, quando, con atto del notaio Giuseppe Conti di Sedegliano (registrato e trascritto a Codroipo il 6 luglio 1920 n. 46 Vol. 95 Mod.I) avvenne l’affranco dall’enfiteusi, che permise di avere la piena proprietà sui beni stessi.
I Beni degli Abitanti di Bressa sono un Ente pubbico, legalmente riconosciuta in base a leggi risalenti agli anni venti del secolo scorso ed uno dei 10 usi civici riconosciuti più longevi della regione; contano oggi un patrimonio di circa 80 campi friulani, molti dei quali ubicati nelle vicinanze del campo sportivo di Bressa e si estendono fino ad oltre la ferrovia, che fu costruita all’ epoca sui terreni già di proprietà dei Beni.
Come già ricordato, un tempo venivano amministrati dalla “Vicinìa” del paese, mentre da decenni sono amministrati da un Consiglio di Amministrazione, attualmente composto da cinque consiglieri, che ogni quattro anni viene rinnovato con formali elezioni, con la partecipazione di tutti i cittadini maggiorenni del paese che sono chiamati sia in veste di elettori che di possibili candidati, dando la propria adesione.
I consiglieri eletti, si assumono la responsabilità di amministrare e valorizzare il territorio durante il loro mandato. I membri del comitato non vengono remunerati. In un’importante Vicinia di Bressa del 18 maggio 1952, dove presero parte 179 capifamiglia su 246 aventi diritto, alla presenza del Commissario Prefettizio dott. Antonio Antonietti e l’assistenza del notaio Giusto Bronzin di Udine, che assunse le funzioni di Segretario, vennero approvate regole precise sulla destinazione delle rendite, sulla conduzione dei terreni, nonchè sull’organizzazione pratica della Vicinia.
La vita dell’ Ente è regolata da uno Statuto, nato nel 1952 e dalle norme regionali e nazionali inerenti agli Usi civici. I terreni di proprietà sono di norma affittati, ma possono anche essere direttamente gestiti dal Consiglio di Amministrazione; il ricavato della gestione deve essere impiegato per la comunità di Bressa, in interventi di interesse comune. Si tratta di una vera e propria azienda e come tale deve far quadrare i conti, proteggere le tradizioni, rinnovandole nel tempo, senza mai ridurre l’estensione della proprietà.
Siamo proprietari di una realtà economica con un valore sociale e morale profondo. Per assicurare la continuità di questi principi e il normale passaggio generazionale, nel rispetto di chi ci ha preceduto e per chi ci sostituirà nel tempo, è necessario che tutti collaborino con i consiglieri eletti, proponendo soluzioni di sviluppo per una nuova civiltà contadina e per una rinascita culturale, sulla strada tracciata dai padri senza mai dimenticare che la responsabilità, nella gestione di ogni Bene comune, è sempre collettiva.
“Bibliografia, Note, Ringraziamenti”
Dottor Gian Francesco Cromaz,
autore del libro “I Beni rustici della Comuntà di Bressa, Origini e vicende storiche “, anno 2000
p.ind Renzo Trentin, membro del Collegio dei Sindaci del Coordinamento regionale della proprietà collettiva, dal suo articolo presente nel bollettino parrocchiale di Bressa “Fior del Prato” di Natale 2016
“I BENI RUSTICI DELLA COMUNITÀ DI BRESSA”
ORIGINI E VICENDE STORICHE – Gian Francesco Cromaz
Il lavoro di ricerca fatto dal dott. Gian Francesco Cromaz riporta alla memoria le vicende che hanno tramandato agli abitanti di Bressa un discreto patrimonio immobiliare rappresentato dai beni rustici. Di seguito è possibile scaricare il libro in formato PDF cliccando sul bottone “Scarica”.